martedì 6 marzo 2012

Gioia e dolore



Mi scuserete, se invece di risposte individuali, (che in qualità di "risposte" sul tema non ho, perché se no starei già nella lista, ahimè già troppo lunga, dei detentori della verità) cerco semplicemente insieme a voi, collettivamente, di capire.

Il concetto taoistico cui fa riferimento Terzani è semplice e chiaro: niente esiste -né potrebbe esistere- senza il suo opposto. Di più: niente esiste come entità assoluta, ma ingloba costantemente il seme del suo opposto...pronto a svilupparsi e a ribaltare le predominanze in una dinamica continua e costante, che altro non è che l'essenza della vita nel suo manifestarsi.
E fin qui, concettualmente, ci stiamo tutti, credo. Ed esempi come luce-buio et similia non ci danno problemi, nel darci il polso della "realtà" da com-prendere. Invece cominciamo ad avere molti problemi a capire, e ancor più a com-prendere, l'indissolubilità del bene e del male, ma soprattutto, perché meno concettuale, e 'vissuto sulla nostra pelle', quello tra gioia e dolore. Il dolore, ci è proprio difficile da accettare. Personalmente, nonostante gli sforzi di consapevolezza del e nel presente, continuo ad essere tormentata dal ricordo di quello inflitto alle creature umane e non che più amavo, e dal chiedermi se sono riuscita a fare abbastanza per almeno lenirla...Questo per dire quanto capisca e condivida questa difficoltà.
Quello che penso è che forse anche l'accettazione di questa grande sofferenza sia come il  processo di un seme che evolverà...perché saremo noi stessi ad uscirne cambiati.
Al di là di considerazioni di sapore filosofico e quindi un po' astratto, voglio concludere con un esempio molto concreto e da molti vissuto.
Chi ha avuto un animaletto molto amato, quando gli muore, spesso dice "no, no, mai più!". E con (per) la paura di soffrire di nuovo così, chissà quando, si priva intanto della gioia di una nuova vivace vita accanto, e al tempo stesso nega ad altri esseri innocenti la gioia di essere amati e accolti...Il dolore, inevitabile, verrà (sempre che non ce ne andiamo prima noi), ma intanto ci possono essere tanti e tanti giorni di gioia da dare e ricevere...Vi sembra poco?

28 commenti:

  1. oddìooo i gatti e gattini Yin e Yang sono troppo belli!! ;)
    quanto al tema, io - che non hostudiato filosofia e me ne dolgo - penso che se davvero "si infligge" del male ad altre persone vuol dire che in quel momento, a meno di non essere pericolosi sadici, quella era la reazione che ci veniva in qualche odo più spontanea per.. sopravvivere!
    se invece intendi per 'male' il dolore, allora quello sì che cade a caso su buoni, cattivi e così così! e lo trovo spesso ingiusto, ma così ingiusto! non ci sto ad esempio al "beati i poveri perché di loro è il regno dei Cieli" o al dolore di un bambino che non ha fatto niente di male, o alla morte di un ragazzo/a che avrebbe ancora avuto la vita davanti.. lo so non sono abbastanza 'matura'.. ma non dispero.. ;)
    ciao cara!

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    1. Prima di tutto, grazie cara Giovanotta per l'apprezzamento per i gatti e gattini yin-yang: speravo proprio di dar piacere e sorriso con quelle immagini! :) (...pare invece che ancora nessuno si sia accorto dei "simon's cat" cliccabili a inizio pagina! ;))
      In quanto al male "inflitto"da persone ad altre persone il discorso qui slitta da un piano concettuale di categorie a quello pratico di realizzazione effettuale nel comportamento umano...e al passaggio successivo di questo, ossia alla nozione di "responsabilità": con tutti i risvolti etici e psicologici (a questi ultimi specificatamente le tue considerazioni fanno riferimento) che questa comporta. Come vedi, apri le porte a un possibile oggetto di argomentazione, davvero complesso!
      Per quanto riguarda poi la questione sull"'ingiustizia" di certi accadimenti, credo che l'esempio migliore del tormentoso interrogativo che ci pone sia ancora ne "La leggenda del grande inquisitore" di Dostoevskij...
      Naturalmente dal punto di vista occidentale-cristiano nei confronti di una religione che dà poche e non soddisfacenti risposte al riguardo.
      Il taoismo (qui, nel caso, ma anche molte altre dottrine di matrice orientale) nasce da premesse culturali diverse, e diverse sono perciò le sue domande e le sue risposte.
      Un abbraccio a te!

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  2. Hai ragione, privarsi della gioia di un compagno peloso per non soffrire è castrante! redcats

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    1. E' proprio la parola giusta, rinunciare alla gioia per paura della sofferenza (cosa che molti fanno anche nei confronti dell'amore :O...) equivale davvero a castrarsi!

      Un grattino dietro l'orecchio a Raspy :)

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  3. : ))) per stasera, 8 Marzo, un sorrisone. Poi torno a commentare il bel post!

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    1. Ti ringrazio anche qui e anche qui ti dico che ci conto davvero sul tuo ritorno: sai quanto tenga al tuo punto di vista su certi temi!

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  4. L'accettazione del dolore, qualunque esso sia, prevede un cammino lungo di maturazione e conoscenza della vita. La si chiama saggezza o esperienza, la chiamano santità, perchè è lontana dalla condizione dei più. Si passa dalla vecchiaia alla morte con il distacco dalle cose materiali senza che questo escluda la paura. Spesso la vita è male, è nemica del bene che concepiamo nel nulla, se è quello che viene dopo, chissà. Tornando al tuo esempio, Leira, dopo la morte della nostra gatta non abbiamo fatto la scelta di rinnovare amore. Non ne siamo stati capaci.
    Ti abbraccio forte forte.

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    1. Carissima, la vita non è bella, come recita il titolo del film di Benigni (che fui una delle pochissime/i a non glorificare), ma neppure brutta, è semplicemente tutt'e due le cose insieme: il punto è questo, siamo sempre lì...
      Le scelte devono maturare, per essere davvero tali e non capricci, e ognuna richiede il suo tempo e ognuno di noi ha i suoi...quindi stai serena :)
      Una mia amica, solo da poco ha ripreso una micina...dopo molti anni dalla morte della sua precedente! E ne è felicissima ora...forse prima non sarebbe riuscita ad esserlo.
      Ti abbraccio anch'io forte forte!

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  5. credo ci sia poco da accettare il dolore: capita, e quando capita (e capita sempre) o è così o è così, si ha poco da fare, lo si subisce più che altro.
    il rammarico per quello inflitto tormenta solo chi ne ha inflitto poco e senza una vera e propria volontà di farlo.
    l'inevitabilità del dolore dovrebbe portarci a gioire di tutto quello di cui si può gioire, nuovi amori, nuovi mici, nuove giornate ... non è sempre facile, occorre una volontà d'acciaio.

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    1. Gatta, a scanso di equivoci vorrei specificare che parlando io nel personale di dolore inflitto, intendevo dalla malattia e non certo da me!
      Per almeno lenirlo ho fatto tutto quello che potevo, e il solo rammarico è di non aver 'potuto' fare di più.
      Più probabilmente però intendevi come Giovanotta introdurre un discorso di carattere generale, vero?

      Per il resto trovo singolare la "naturalezza" -per così dire- del subire il dolore (in quanto inevitabile, è vero, hai ragione) contrapposta alla "volontà d'acciaio" necessaria per provare gioia... quasi fosse al contrario...evitabile! Eppure è un'emozione così potente da poter essere nascosta con molta più difficoltà del dolore! (magnifica al proposito la descrizione di M.me de Merteuil del proprio apprendistato alla finzione ne "Les liaisons dangereuses").
      Si ha più difficoltà a provare gioia per le cose che citi solo se e quando si è vittime del male oscuro della depressione (ne parlo con cognizione di causa)...e a esclusione dell'amore comunque...che è un propellente latore di endorfine varie di per sé! ;)

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  6. bel post, anche se mi pone un dubbio.

    se ogni cosa comprende anche il suo opposto, l'accettazione del dolore comprende anche la sua non accettazione, o sbaglio?

    ciao, grazie

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    1. Innanzitutto, benvenuta Rossatinta!

      Non sbagli per niente ...da un punto di vista logico! ;)
      L'unica cosa è che ciò che viene preso in considerazione nel formulare il simbolo del Tao con le due parti, ognuna delle quali contiene il seme dell'altra, sono le categorie base della vita (tipo quelle aristoteliche per intenderci) più che espressioni dell'umano sentire...
      Ma non è poi che io sia una conoscitrice approfondita del taoismo (che tra l'altro, anche partendo da premesse semplici, è assai complesso e di non facile comprensibilità)! E a me pare che il conflitto lacerante che molto spesso ci capita di provare tra accettazione e rifiuto (dell'esistenza) del dolore provi che hai proprio ragione!
      Grazie a te :)

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  7. quando soffri molto non vedi l'ora di liberarti da quel peso, da quel dolore e ti augureresti una vita solitaria piuttosto che vivere nel dolore con amore, perché troppo spesso il dolore toglie le forze, ti sovrasta, ti schiaccia, ti lacera!ti fa star talmente tanto male che l'assenza di ogni sentimento, ti sembra l'unica alternativa accettabile.Ecco allora che si preferisce fuggire qualsiasi contatto piuttosto che continuare a soffrire: solo con il tempo, elaborando il lutto, si riesce di nuovo a lasciarsi andare ad aprire il cuore e la mente ad una nuova convivenza. Ma la sofferenza passata, sebbene sbiadita, lacera il cuore e la mente ancora per molto, a volte troppo a lungo.
    Te lo dico per esperienza.

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  8. Carissima nuova compagna di riflessioni, ti ringrazio per la tua testimonianza e soprattutto per la sua sincerità. E' esperienza che ho - purtroppo - vissuto anch'io, e non mi è stato perciò difficile capire, riconoscendolo, il percorso, di cui già si conosce il punto di arrivo, ma non il momento, che giorno dopo giorno succhia energia tanto al corpo che all'anima facendoti sentire prosciugata...Tanto da farti desiderare che tutto si concluda al più presto, perché proprio non ce la fai più...tranne poi urlare di disperazione quando questo accade!

    Ora devo uscire, ma non ho finito di dire...
    Riprenderò più tardi.

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    1. Conoscevo la 'tua' storia e del dolore affrontato con tanto coraggio e dedizione per aver letto da te il racconto che ne dai, ma non avevo osato lasciare commenti...perché troppo spesso parole di lode in questo nostro spazio virtuale hanno il sapore di un "do ut des... 'commentizio'", e, rifuggendo da questo, ho preferito un silenzio di partecipazione non percepibile, ma autentica.

      Ora, per cercare insieme a te di capire, secondo il tema di questo post, la domanda è: potendo tornare indietro e sapendo quale enorme prova ti toccherà vivere, di dolore, rinunceresti -per evitarla- a tutto quello che è venuto prima, di gioia (che spero ci sia stata!) negli anni di matrimonio con tuo marito...e a tutto quello che da questo ha avuto origine (figli in primis)?
      La risposta, naturalmente, non sei tenuta a darla qui.
      Ora vado a leggere, e se posso, a commentare da te...:)

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  9. Cara Leira, i taoisti, cinesi e contadini, hanno visto giusto. Così tu giustamente ti chiedi: e il senso del dolore? Ti racconterò una storiella taoista: al monaco Chang Tsu muore la moglie. Il suo allievo Po Tsu sale alla casa del maestro per fargli le condoglianze e lo trova seduto a gambe larghe che batte su una pentola con un mestolo e canta a squarciagola. Po Tzu dice sommessamente :" maestro ma se muore la madre dei tuoi figli, cantare a squarciagola battendo su una pentola non è forse troppo?"Rispose il maestro " vedi Po tzu, anche io sulle prime mi sono messo a piangere e a disperarmi ma poi ho riflettuto che quella morte è avvenuta secondo i voleri del Cielo e ora la donna vive nella Grande Casa ( l'Universo )Dunque, quale motivo di dolore?" Il dolore che si manifesta " secondo i voleri del Cielo" non è dolore. Il dolore vero viene prodotto e inflitto dai soli che possono farlo, e siamo noi uomini. Non c'è dolore nell'albero che muore. Il dolore è tutto nell'albero a cui gli uomini danno fuoco, o nell'animaletto che torturano. Grande responsabilità nascere uomini!

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  10. La storiella è ne " La Preziosa Ghirlanda" che si trova anche in rete. Leggerla!

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    1. avevo scritto una lunga risposta...cancellata...grrrrrr!!!!! ora non mi sento di ricominciare :/.... domani.........

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    2. Allora caro Paolo, ora mi ci rimetto...e speriamo bene! ;)
      Ti dicevo che non solo conoscevo quella 'storiella', ma guarda 'caso' (dobbiamo ancora finire di parlarne e nel frattempo ho trovato altri libri al proposito nella mia biblioteca!), l'avevo appena riletta (mi pare in un libro di Lyn Yutang)... non solo, ma appena prima di ricevere il tuo commento avevo anche acquistato "Zhuangzi" (insieme nome dell'autore (anche della famosa storiella) e opera, considerata uno dei capolavori di tutti i tempi) :)) Che ne dici? Lo scarabeo di Jung ci fa un baffo a noi! ;D
      Passando al senso della parabola ho da fare qualche considerazione. Tanto per cominciare immagino che da credente tu interpreti il continuare a vivere nella Grande Casa come riferito all'anima individuale della defunta, anche se da cristiano colto ben saprai che l'immortalità dell'anima NON è un dogma di questa dottrina (mentre lo è del platonismo). Con modalità diverse anche in altre religioni (ivi comprese quelle che contemplano la reincarnazione, la stragrande maggioranza delle persone tende a (voler) credere che a sopravvivere e/o a passare di corpo in corpo sia la medesima e intera essenza individuale del defunto.
      Questo in qualche modo ci conforta (anche se la mancanza fisica di quella persona vicino a noi può comunque essere straziante!).
      Quello a cui fanno riferimento invece i taoisti e i buddhisti illuminati è una continuazione molto simile al "in natura nulla si crea e nulla si distrugge" applicato all'energia cosmica: da cui tutto esce e tutto ritorna, ma allo stesso modo in cui può farlo una goccia nell'oceano...Una goccia entra e una esce: cosa è rimasto della "struttura personale" della goccia che si è fusa con l'oceano, in quella che ne riesce?
      Per trarre consolazione da questa visione (che personalmente trovo l'unica alternativa accettabile al nulla assoluto), bisogna essere giunti a un grado molto elevato di saggezza e di distacco dal mondo 'delle illusioni'... Non credi?
      Namastè! ...e un abbraccio :)

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    3. cara Leira, quella storiella mi piace così tanto che la racconto a tutti, anche a chi la sa già....Alla fine ( anche in senso letterale...) sono sbarcato ad una specie di taoismo cristiano, che è cristiano in virtù del Cristo del Vangelo e non dei dogmi dei suoi preti.Mi ci trovo bene, agiatamente, sopratutto unendoci elementi buddisti e anche induisti. Sono anche convinto che " non omnes moriemur " ma non ho capito ancora cosa potrebbe salvarsi: questo vecchio pancione? il bel fico che ero? Mettimi la bibliografia taoista che hai trovato. Io ho Lao Tzu ma niente, se non nel computer, di Chiong Tzu ( che deve essere il tuo Zuangtzi...).
      Namastè anche da me e una strizzata taoista ma non troppo...

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    4. Carissimo, mi prendi per una "lecchina" se per prima cosa ti esprimo tutto il piacere per la nostra lunga amicizia? :) Infatti in tutto questo tempo abbiamo sempre continuato a dialogare con stima e affetto reciproci, nonostante alcune diverse posizioni ideologiche...e questa è merce rara...anzi rarissima! E a distanza di anni ci ritroviamo nei nostri percorsi ad aver così accorciato la distanza tra le nostre convinzioni, da essere quasi alla condivisione! Lo sai che io per esempio ho immesso tra le mie pratiche persino ...la preghiera? L'avresti mai detto?!? ;) Certo non mi rivolgo a nessuna divinità ('ente' da cui discende qualsiasi idea di soggezione e di gerarchia, e perciò creato dall'uomo per poter meglio asservire altri esseri umani e non)!, ma a quella grande "energia cosmica" che tutto pervade e di cui noi stessi facciamo parte.
      E per prima cosa di questo ringrazio, che è ciò che percepiamo come vita....

      Passando ai libri su cui scambiarci consigli: l'hai poi preso de Santillana? Leggerlo è un piacere anche perché il suo argomentare spazia a vasto raggio nella conoscenza e nella cultura (come usava un tempo...) e non solo nella sfera specifica del suo lavoro (come succede oggi, e non solo per quanto concerne gli scrittori di saggi...)
      Riguardo al taoismo ti posso segnalare 2 libri di Alan W. Watts: "Il Tao la via dell'acqua che scorre" e "Natura uomo donna" (bellissimo).
      A proposito di Zuangtzi è come dici: hai notato che i nomi di questi cinesi ci vengono sempre dati diversamente scritti...ma come sarà?!
      E a proposito di cinesi, anche se non specificatamente saggio sul taoismo, ti consiglio vivamente -se non l'hai già letto- "Importanza di vivere" di Lyn Yutang che secondo me ti piacerebbe assai :)
      ...Ehm, da te dicevi qualcosa sulla lunghezza dei post...e di quella dei commenti che ne pensi? ;>

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    5. Cara Leira, sai che il tuo primo commento in un mio post è del 2004? Che bell'amicizia, quasi decennale. Ho preso buona nota dei libri, ma non sono ancora riuscito a leggere quelli che ho già comprato;Watts lo conosco bene. Sono felice di questo tuo procedere nelle sconfinate praterie dello Spirito, ma sopratutto il vederti così radiosa. Non è sempre stato così...Niente aiuta come la connessione con quella che chiamo " la Madre del Mondo" , che ci sorride attorno e non è né buona né cattiva: è così com'è. ( io sono Colei che sono, la Via, il Tao e, se ne puoi parlare, non è il vero Tao... )
      Un bacio.

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  11. No cara Ieira, non rinuncerei alla mia vita con mio marito, forse rinuncerei al matrimonio, ma non ai figli! Vorrei poter non aver fatto gli errori del passato. Ma spesso mi chiedo se non li avessi fatti, come sarebbe andato.

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    1. I figli senza matrimonio li vedo difficili!
      ...A meno che non intendessi riferirti solo al "rito" ;))
      (che mi pare una giusta ipotesi visto che apri dicendo che non rinunceresti alla vita con tuo marito :)...)
      Ti abbraccio.

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  12. Splendida la foto dei due gattini, e bello il tuo blog a partire dal nome......si sa tutto quello che parla di gatti per me è bello....
    Buona serata corro a dare da mangiare alla mia quattordicenne brontolona.

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    1. Benvenuta e grazie civettacanterina (delizioso questo tuo nick!)!!! :))

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  13. Carissima Leira...hai fatto bene a "tirarmi le orecchie", mi rendo conto di trascurare gli amici più cari ma non è un bel periodo questo per me e tendo a chiudermi quando le emozioni mi avvolgono di inquietudine malinconica...

    il video di terzani non posso ascoltarlo da qui, le casse del mio pc non funzionano, lo farò appena posso
    del dolore...sai la mia vita, fin dall'infanzia è stata costellata da molti dolori
    sono orfana dall'età di sedici anni e al dolore per una perdita così immensa si è aggiunto il dolore dovuto alla mancanza di tatto delle persone vicine che hanno infierito a lungo e ancora lo fanno
    una persona che ho incontrato durante il mio periodo di studi mi disse che "da grandi dolori, nascono sempre grandi gioie", era una donna molto forte, molto religiosa e molto determinata colei che pronunciò questa frase che a me parve una presa in giro perchè a quell'epoca ero ancora molto giovane ed inesperta, ed ero in cerca di riferimenti concreti che mi mantenessero aggrappata alla relatà e al senso della vita.
    poi ci fu l'esperienza con i bambini disabili e credo sia stato proprio quell'esperienza a far maturare il seme di quelle parole

    ho speso tutti i miei giorni cercando di non far mai del male e di non infliggere dolore all'altrui anima
    chè solo un'anima che ha conosciuto il dolore - anche quello arrivato dalle parole - sa cosa significa patirlo...

    sugli animali...che dirti
    avevo una cana - non so se ricordi, ne avevo parlato in un post su splinder - che apparteneva alla mia amica e che quando mi lasciò fu come sentirsi di nuovo orfana e dissi mai più...ma come tu dici perchè privarsi di un tale bene?
    così ora di cani ne ho due
    due levrieri greyhound che dovevao essere soppressi che abbiamo salvati e adottati...

    e sono due splendide creature, due quasi gattoni :)

    ti abbraccio forte
    ma forte forte

    lu

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